Perché parlare di Violenza domestica? Perché va di moda, perché ne parlano tutti?
No. La verità è che ne parlo perché me ne occupo.
Me ne sono occupato sia per gli incarichi istituzionali che ho ricoperto, sia per la attività di psicologo, sia per l’attività di formazione con operatori ed insegnanti.
Vorrei qui offrire qualche spunto di pensiero, non farne un trattato scientifico, perché credo tu sia qui per una curiosità, per un tuo bisogno di riflettere o per avere informazioni.
Cerchiamo quindi innanzitutto di smentire alcuni luoghi comuni sulla violenza domestica.
Non avrei voluto ma ….
La prima cosa che vorrei provare a smentire è un luogo comune che attribuisce alla violenza una valenza reattiva.
Sì, di solito, chi è violento dice di comportarsi come non vorrebbe, ma di doverlo fare o per correggere i tuoi errori o per rispondere a provocazioni non necessariamente sul piano sessuale.
Si sono provocazioni, sul piano della relazione, quei comportamenti che resistono ad un comando, che affermano un diritto, che vorrebbero una parità relazionale. Se in una relazione uno pensa di avere sull’altro una proprietà e quindi un diritto proprietario assoluto, sente ogni affermazione di sé come pericolosa provocazione.
La violenza si giustifica quindi perché sarebbe cioè una reazione ad un qualche cosa.
Non è vero! La violenza domestica è una strategia di dominio, che magari si cerca di giustificare in mille modi, ma non è di certo una re-azione.
Basata cercare di avere una chiara definizione di che cosa sia violenza per capirlo:
La violenza, si può definire un’azione compiuta mediante l’abuso della forza di una o più persone che operano con lo scopo di imporre la propria volontà e di costringere alla sottomissione, coartando la volontà altrui sia di azione, sia di pensiero che di espressione. In senso più ampio, l’abuso della forza (rappresentata anche da sole parole, o da sevizie morali, minacce, ricatti), come mezzo di costrizione, di oppressione, per obbligare cioè altri ad agire o a cedere contro la propria volontà.
Qualche volta può succedere, ma è solo un momento di perdita del controllo, mi è scappato….
Una seconda falsa giustificazione della violenza domestica è l’idea che sia l’esito di una perdita di controllo. Molti studi hanno dimostrato che la violenza domestica si manifesta invece come una strategia fondata sul controllo e sulla progressiva costrizione della vittima in una situazione di dipendenza e di fragilità.
Questa immagine (Pence e Paymar studiose americane che nel 1993 hanno elaborato questo modello) definisce bene il circuito perverso della relazione di dominio che purtroppo perverte quella che inizialmente avevamo pensato fosse una relazione d’amore e di passione.
Ti devo punire ma è per il tuo bene
Un terzo elemento, il più drammatico, che vorrei qui richiamare è che la violenza genera una ambiguità, una fragilità, una difficoltà nella attendibilità delle vittime proprio per il carattere devastante che il trauma della violenza genera nelle vittime. Questo è dovuto principalmente alla potente ambiguità della violenza stessa, capace di far sentire in colpa la vittima e martire l’autore.
Forse hai provato tu stesso la brutta esperienza di ricevere nella tua infanzia una sberla o una dura punizione, giustificata come una necessità per il tuo bene. Anche a te sarà rimasta quella strana sensazione di conflitto tra la percezione di ingiustizia e di dolore che l’umiliazione della violenza subita ti ha recato e la accettazione della giustificazione che tutto ciò fosse per il tuo bene; e che quindi tu avessi sbagliato.
Ecco se questa esperienza resta un solo episodio in tutta la vita allora, forse, riusciamo a trovare una strategia per uscirne, ma se è una esperienza costante che si afferma nella quotidianità della relazione, allora è difficilissimo restare coerenti e distinguere bene cosa sia giusto e cosa sbagliato, vittima e carnefice.
Non è colpa delle vittime!
Per questi motivi verso le vittime della violenza ci vuole tanta accoglienza e capacità al fine di non inseguire dei luoghi comuni e dei pregiudizi che purtroppo troviamo nella nostra cultura.
Siamo sempre inclini a condannare genericamente la violenza, ma non sempre siamo capaci di accettare e accogliere la fragilità di chi ne è vittima, della sua incapacità di ribellione, della accondiscendenza o accettazione di situazioni gravi.
Finisce che sembra la violenza sia colpa delle vittime.
Prova a guardare questo video e poi continua.
La violenza riguarda tutti.
Statisticamente è vero che le vittime della violenza sono sopratutto le donne, ma la violenza è una questione della relazione e quindi riguarda tutti, non solo le donne, ma anche i bambini e qualche volta anche gli uomini; può avere diversi volti, non esitare a chiedere aiuto, se ne senti la necessità.
Che fare quindi in caso tu sia vittima o sia a conoscenza di qualche cosa di violento che avviene tra le mura di casa tua o dei tuoi?
Puoi contattarmi
Puoi cercare aiuto a questi numeri.
A Udine: Progetto ZEROTOLERANCE contro la violenza sulle donne
Numero Verde 800-531135
Numero nazionale contro la violenza 1522
https://www.1522.eu/
Non esitare a chiedere aiuto, se ne senti la necessità.